Storicamente, i primi quiz show televisivi e quindi come abbiamo detto i primi programmi destinati a diventare format, sono derivati e adattati dai programmi radiofonici degli anni ’40, come Winner Take All e Quiz Kids.
Le prime trasmissioni televisive con apparecchi elettronici iniziano per il pubblico a Londra nel 1936 dalla BBC con una risoluzione di ben 405 linee. Negli Stati Uniti la commissione tecnica adottò sistemi standard a 525 linee sviluppato dalla società americana RCA e la trasmissione in bianco e nero fu autorizzata dalla FEDERAL COMMUNICATION COMMISSION (FCC), ma solo dopo la seconda guerra mondiale le emittenti televisive iniziarono regolarmente a trasmettere.
Il primo “game show” della storia della TV è probabilmente “Spelling Bee”. Il gioco consisteva nel fare lo spelling di parole difficili cercando di non sbagliare. Siamo nel 1938 e la trasmissione è a cura della BBC.
Negli anni ’40 ebbero diffusione perché per via della guerra i beni di consumo scarseggiavano, mentre con questo tipo di show le fabbriche li mettevano a disposizione per farsi un po’ di pubblicità. All’inizio i quiz erano prodotti localmente e in un secondo tempo promossi dai network. Un trend che è terminato negli anni ’50 con l’aumento dei budget a disposizione e la produzione dei grandi network e sponsors.
Un genere attraente per le produzioni perché come abbiamo detto i quiz show sono tra i più lucrativi e veloci da realizzare di ogni altra forma di intrattenimento televisivo ... per dirla con gli americani … low production costs … simple sets … small casts … highly formalized productions!
Negli ultimi anni ’40 e nei primi anni ’50 i quiz show erano estremamente semplici nel visual design come nelle regole di gioco. Il set era costituito da un pavimento colorato, un desk per i concorrenti e uno per il conduttore. Il format era di domanda e risposta e metteva in luce la cultura e l’esperienza dei concorrenti. Una importante caratteristica dei primi quiz show era quella di servirsi di domande fuori dalle fonti ufficiali. Come in “Americana” o “Information Please” si chiedeva ai telespettatori di inviare delle domande da fare ai concorrenti. Se la domanda sottoposta fosse stata scelta, ai telespettatori era inviato un piccolo premio. Se il concorrente non fosse riuscito a rispondere al telespettatore andava un premio ancora più grande.
Ricordiamo che il primo gioco con premi in denaro in Europa forse è “Take your pick” format UK trasmesso la prima volta il 23 settembre 1955 dalla Associated Rediffusion (c’era un yes-not qualification game, in cui bisognava resistere 60 secondi senza dire queste parole e poi rispondere ad una domanda per conquistare una chiave per aprire una delle dieci scatole col premio).
Nei primi anni ’50 cominciava da emergere la figura del conduttore come centro del programma e lo scenario utilizzato era un po’ più articolato, in alcuni casi si usava il proscenio di un teatro o un palcoscenico.
Il programma “The Winner Take All” introdusse per la prima volta il meccanismo del ritorno del concorrente per la sfida successiva (una eccezione) spostando definitivamente l’attenzione sul singolo concorrente piuttosto che sulla squadra o sulla giuria e segnando un punto di svolta nella storia dei programmi di intrattenimento.
Il vero sviluppo si è avuto però con una sentenza della Corte Suprema americana nel 1954, che ha diciamo rimosso il “jackpot” dei quiz televisivi dalla categoria del gioco d’azzardo e ne ha consentito l’uso per l’intrattenimento televisivo, consentendo quindi monte premi molto alti e molto appetibili.
Un produttore della CBS, Luis Cowan e la Revlon cosmetici svilupparono allora l’idea di un game show basato sul format di un programma radiofonico “Take it or leave it” il risultato è stato “The 64.000 dollars Question”: un premio alto, un nuovo visual style, una atmosfera seria e cerimoniosa. Altri elementi nuovi furono: luci a neon, un elaboratore IBM per scegliere le domande, due guardie giurate, una cabina isolata. Questo format è stato in seguito imitato da almeno altri 4 programmi tra il 1955 e il 1958, tutti concentrati su domande di alto livello culturale, quasi accademico. Questo perché la “televisione” cercava così di guadagnarsi un ampio ascolto e una certa rispettabilità.
Una curiosità: … il premio più alto in Europa è stato assegnato durante la trasmissione The emillionaire Show il 16 Luglio 2000 come venture capital a due vincitori, per circa due milioni di sterline inglesi.
“The 64.000$ Question”: nel 1955 raggiunse l’84.8% di share. Da questo format ne fu derivato un secondo (spin off) che rimetteva in gioco i migliori concorrenti (come in Italia ha fatto per esempio in passato Sarabanda). Il suo successo fu garantito fino a quando sulla scena non apparve Van Doren come concorrente al 21 Question.
Il punto cruciale di svolta nella storia di questo tipo di programmi è stato proprio segnato dall’intervento degli sponsor che si resero conto che alcuni partecipanti avevano un successo personale maggiore di altri. Insomma erano più simpatici, piacevano di più al pubblico; un fatto però che poteva essere utilizzato per mantenere alti gli ascolti e quindi vendere più prodotti sponsorizzati. In alcuni game show i premi divennero illimitati e i concorrenti delle star (meccanismo che ha funzionato anche in Italia).
Una data emblematica è il 7 giugno 1955, la data della “prima” per il grande successo americano 64.000 $ Question. 55 milioni di osservatori – partecipanti, domande di alto profilo culturale, cabine isolate dove l’aria condizionata veniva spenta per far sudare i concorrenti. Le riprese erano in PPP (primissimo piano) con background nero e luci spot sparate in viso per dare dei concorrenti una eterea sensazione di “fantasmi” con poliziotti armati che custodivano le buste sigillate prescelte da un grosso elaboratore IBM. Alcuni concorrenti si portarono a casa quasi 250 mila dollari, una grande cifra in un periodo pre-inflazionistico.
Le domande implicavano tutte un grande esercizio intellettuale: ricordare le parole di una poesia, identificare delle date storiche, classificare scientificamente delle categorie. I vincitori tornavano allo show mettendo a rischio la fortuna fino a quel momento guadagnata.
I quiz creavano dei nuovi miti, dei nuovi personaggi, ma in alcuni casi si rivolgevano ai personaggi pubblici (come il caso di Orson Wells che fu avvicinato da un produttore che gli offrì 150.000$ perché partecipasse a 7 puntate di un game – show). Bambini prodigio che sfidavano baby-attori, cantanti che sapevano tutto di musica e band, e anche John Glenn che all’epoca era solo un aviatore. Quello che succede da noi con le versioni “vip” delle trasmissioni televisive, insomma avveniva già in america 50 anni fa!
Uno dei principali appeals dei quiz show è che hanno a che fare con valori come la “competitività”, il “successo” e la “conoscenza” , valori tipici della cultura americana.
Tra i grandi programmi storici va ricordato The Price is Right (da noi Ok, Il Prezzo è Giusto!), il successo più duraturo: nasce nel 1956 da un’idea di Goodson e Todman. Questo programma era il sogno degli sponsor. Trasmesso sia in Primetime che in Daytime. Nel 1971 fu rilanciato Price is right in una versione moderna ma con le stesse regole di base: data che coincise con lo sdoganamento post-scandalo dei quiz show.
Come molti di noi ricordano la storia dei quiz show è piena zeppa di truffe più o meno grandi. La prima che segnò un punto di svolta nel genere fu proprio causata dalla necessità di mantenere in gioco un concorrente che piaceva troppo agli sponsor del programma.
È una storia alla quale Hollywood ha tributato un gran film (uno dei pochi ben riusciti sul mondo della televisione), Quiz Show, appunto girato nel 1994 dall’attore, qui regista, Robert Redford.
Ecco cosa avvenne, per gradi, nel lontano 1956, anno dello scandalo:
Oggi le cose dovrebbero essere diverse, nei grandi quiz show internazionali ad esempio (come descritto in un libro che ripercorre la genesi di Chi vuol essere milionario?):
- il PC contenente il file con le domande da far ai concorrenti, si trova all’interno di una cabina con chiave a combinazione
- nessuno può avvicinarsi al PC 30 minuti prima dell’inizio della trasmissione
- 5 persone fanno funzionare il meccanismo: un operatore PC, due compilatori/autori e due produttori
- ciascuno dei due produttori si porta a casa un dischetto senza il quale non è possibile leggere il software e il dischetto viene inserito in una busta di sicurezza
- e poi, la miglior sicurezza è che nessuno fino all’ultimo momento sa chi parteciperà, poiché i concorrenti sono avvisati della loro partecipazione (in teoria) poche pre prima di recarsi in trasmissione.
E in Italia? In Italia come sappiamo il padre del quiz e della televisione è Mike Bongiorno. Le prime trasmissioni sperimentali cominciano nel 1952 e la TV nasce il 3 gennaio 1954 (dopo aver mandato in onda a Capodanno il messaggio inaugurale del Papa. Nel 1954, nell’unico canale esistente, il Programma Nazionale, le trasmissioni andavano in onda fino alle 17,30 eccezionalmente le 19,30 e dopo una pausa riprendevano alle 20,45 fino alle 23,00 (era la logica pedagogica della Televisione che voleva evitare gli stravizi notturni). Il quiz andava in onda il giovedì, la prosa il venerdì, il varietà il sabato. Mike Bongiorno lancia il primo Quiz show italiano il 19 novembre 1955: Lascia o Raddoppia? (negli anni ’70 come ricorderete ebbe un analogo successo con “Rischiatutto”).
Questa trasmissione coincise pure con le prime strategie di programmazione, (apparentemente inutili perché si era in regime di monopolio). Ma poiché Lascia o Raddoppia riusciva a catalizzare l‘attenzione degli italiani gli esercenti dei cinema e dei teatri furono costretti a cambiare l’orario degli spettacoli. Alla fine il programma fu spostato al giovedì.
Alcuni dati e curiosità per focalizzare meglio i primordi della TV in Italia: Televisori venduti: 170.000 nel 1954; 350.000 nel 1955; Costo di un televisore 250.000 lire. Paga di un operaio: 40.000 lire al mese. Una colf, ne prendeva al massimo 5.000. Grazia alla pubblicità vengono diffusi alcuni prodotti: il rossetto, il profumo Paglieri, la saponetta Palmolive, lo shampoo, il dentifricio Durbans. Del tutto o quasi sconosciuti sono gli assorbenti, irrisori gli acquisti di carta igienica. Il massimo degli ascolti di quegli anni è con il Festival di San Remo del 1958: Modugno canta volare. 1 milione di televisori, ma 30 milioni di telespettatori. Mike Bongiorno: un giovane italo-americano che durante la guerra era finito persino a San Vittore come esponente della Resistenza e si era comportato eroicamente rischiando persino la condanna a morte. Si salvò soltanto perché come cittadino americano entrò a far parte di uno scambio di prigionieri. Tutto questo gli italiani lo hanno saputo soltanto una trentina di anni dopo grazie a Indro Montanelli che gli fu compagno di carcere.
Anche in Italia gli esordi del quiz sono legati ad un piccolo “scandalo”. Le prime puntate di Lascia o Raddoppia passarono quasi inosservate ma l'incidente del controfagotto, di cui parlarono tutti i telegiornali in prima pagina, fece scoppiare l'interesse. Bongiorno aveva chiesto ad un concorrente in quali opere di Verdi suona il controfagotto. La risposta era stata considerata sbagliata, ma Degoli, così si chiamava il concorrente, contestò la decisione ed ebbe ragione. La Rai scaricò tutta la responsabilità su Bongiorno che, essendo di vista corta, non aveva letto bene i suoi appunti. Per questo, fu condannato all'uso degli occhiali e Degoli riammesso al gioco.
Dopo l'incidente del controfagotto successe di tutto: gli spettatori si riversarono nei bar e nei ristoranti, affollarono i cinema che furono costretti a proiettare il film dopo la fine dello spettacolo televisivo. I pochi fortunati che possedevano un televisore, si videro invadere la casa dai vicini e da parenti che non avevano mai frequentato. I giornali presero a pubblicare pagine intere con il resoconto stenografico dell'intera puntata. Un'esagerazione, che però dimostrava che più che il messaggio gli italiani avevano scoperto il mezzo.
Torniamo in America, dopo lo scandalo. Non tutti i programmi furono cancellati per via dello scandalo. Alcuni come “The Price is Right” furono rimossi dal prime-time, i loro budget ridotti notevolmente, e il tipo di domande si abbassarono di livello. E nel frattempo i network approfittarono dello scandalo per allontanare gli sponsor dai programmi di prime time e riprenderne il controllo.
Nei primi anni ’60 furono introdotti pochissimi nuovi quiz show, e quelli nuovi erano molto più concentrati su giochi di fortuna o giochi fisici piuttosto che sull’expert knowledge. L’unico programma che si mantiene nella linea dei grandi show degli anni ’50 è Jeopardy! realizzato da Merv Griffin nel 1964. In questo game show c’erano tutti gli elementi di scena e le domande accademiche dei vecchi game show, ma i premi erano molto più modesti.
Ma gli anni ’60 furono caratterizzati da molte cancellazioni di game show: nel 1967 la CBS cancellò tutti i suoi progetti di quiz show.
Negli stessi anni i produttori cercavano poi canali alternativi alla distribuzione dei loro prodotti, cercando di svincolarsi il più possibile dai network. Ciò fu possibile perché la FCC introdusse due nuove regole la Fin-Sin (financial interest and syndication rules) e la PTAR (prime time access rule). La Fin-Sin limitò la proprietà dei network sui loro stessi programmi, mentre la PTAR affidò il controllo della fascia oraria 07,00 – 07,30 alle stazioni locali e ciò aumentò notevolmente l’autonomia dei produttori.
L’obiettivo era quello di creare programmi su base locale, quiz poco costosi e programmi di informazione. Come risultato di questa “deregulation” furono realizzati dei nuovi game show negli anni ’70, con le seguenti caratteristiche: tutto a colori, molta luminosità, molti elementi visivi. Diversi anche i contenuti: molto gambling e poca cultura accademica.
Negli anni ‘70 si assiste poi allo sviluppo del “consumismo” come punto centrale dei giochi, non solo in “The price is right” ma anche in “The sale of the century”. Secondo Mark Goodson si trattava proprio di sfidare creando una atmosfera di “carnevale” le norme culturali imposte dagli show degli anni ‘50.
Lo stesso genere si è esteso negli anni ’80 ritornando però maggiormente sotto il controllo dei grandi network. Nello stesso periodo sono stati introdotti due nuovi game show “Supermarket Sweep” e “Shop ‘til you drop” che si focalizzano su due elementi: 1) conoscenza dei prodotti di tutti i giorni 2) competizione fisica (velocità nello shopping). Questo per catturare l’audience femminile di questo network.
Nel dicembre 1994 Goodson (del duo Goodson Todman) lanciò “Game Show Channel” un canale tematico che si nutre di un archivio di oltre 41.000 puntate di quiz e game show degli ultimi 50 anni, e di alcuni sistemi che consentono di giocare on line da casa.
Il futuro dei game show è probabilmente, nell’era della televisione digitale e tematica, quello di prodotti definiti “signature show” ovvero destinati a target piuttosto ristretti e/o caratterizzati da una forte interattività.
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Alessandro Mosca, autore e ricercatore, ha collaborato con la RAI a partire dal 1991. Ha lavorato come esperto nel settore analisi e ricerche di mercato del VQPT RAI e come autore sia radiofonico che televisivo per Radio2 e RAI2 e RAI3. Attualmente lavora come Consulente di comunicazione aziendale e Seo Expert.