È difficile in una breve guida, a carattere non scientifico, esaurire un argomento così vasto e complesso come quello della produzione televisiva, per questo abbiamo scelto un solo genere, l’intrattenimento e un solo tipo di prodotto, il game show.
Certo, oggi è anche chiaro a tutti quanto sia difficile individuare un genere televisivo assoluto. Sviluppo tecnologico, esigenze culturali e un proliferare di canali tematici contribuiscono a creare generi sempre più sovrapponibili, contaminati, in una parola “ibridi”.
Come ben descritto in un articolo della rivista Millecanali che ho citato in precedenza … “ l’ultima frontiera per gli autori televisivi sembrano essere i cyborg. Non solo accoppiamenti espliciti tra format (ad esempio già nel titolo “Matricole & Meteore”), ma anche esseri virtuali immersi nelle proiezioni di se stessi. Dalla contaminazione del filone “Fame”con il voyeurismo orwelliano, incarnati rispettivamente nel “Pop Idol” americano e nel “Big Brother” olandese, è nato l’olandese “Starmarker”, che ha dato origine al francese “Star Academy” e allo spagnolo “Operacion Triunfo”, che ha a sua volta ispirato in Italia “Saranno Famosi” e dato poi origine a “Operazione Trionfo”(ma questa è solo una delle possibili ricostruzioni, perché la confusione nelle radici “storiche” - ideative e semantiche - di alcuni programmi cresce al crescere delle ibridazioni tra i programmi stessi!). È probabile che le prossime creature di laboratorio mescoleranno sia generi (ad esempio: reality + game = “factual game”) che temi (sfera privata del reality + coscienza sociale della docu-soap= “socialtainment”).
Insomma siamo di fronte a rimescolamenti, contaminazioni, deformazioni e decostruzioni, ma, se fossimo ad esempio costretti a classificare scolasticamente i generi dell’area intrattenimento, parleremmo sicuramente almeno di questi quattro:
Come abbiamo detto i Game Show sono stati i primi format ad essere commercializzati. È il genere in cui si gioca per vincere, concorrendo contro altre persone in un confronto continuo di conoscenze più o meno intellettuali, prove fisiche, ecc. finalizzate all’ottenimento del premio finale che guarda caso è quasi sempre denaro.
Aldo Grasso (critico televisivo e docente universitario) ha definito in particolare il quiz italiano dicendo che "si caratterizza per una dilatazione teatrale dell’automatismo ludico di fondo, e al ritmo incalzante della domanda e della risposta preferisce contrapporre personaggi, tipi, storie, emozioni."
Vedremo più avanti le caratteristiche generali di questo genere e le sue molte tipologie di format.
Neologismo nato dall’incontro tra Information ed Entertainment: insomma stiamo parlando di tutti quei programmi che uniscono l’intrattenimento all’informazione, sia essa politica, d’attualità, di cronaca, di sport parlato, o di quant’altro ci interessi. Un po’ talk-show, e un po’ magazine. È quello che accade sempre più ai programmi di approfondimento giornalistico delle reti generaliste italiane laddove assistiamo a talk-show pseudo-giornalistici con confronto di avversari politici, di posizioni opposte, di gente esperta in un determinato argomento, vip, ballerine, siliconate, scambisti, opinionisti, e via dicendo spinti nell’arena dal conduttore che fissa l’argomento principe della serata, quasi sempre senza l’intervento del pubblico.
Altre volte interviene il pubblico, o si raccolgono le opinioni dell’uomo qualunque per poi darle in pasto ai sedicenti esperti presenti in studio.
Una particolare categoria di Infotainment è quella rappresentata dai cosiddetti format di Tool Television, ossia la tv di servizio in senso stretto, programmi come Chi l’ha visto? O Mi manda Rai Tre, ne sono un esempio tangibile. Questo tipo di programmazione è presente anche negli altri Paesi nei palinsesti pubblici più che in quelli di emittenti private. Stessa tipologia per i Court Show molto diffusi nella litigiosa – giudiziariamente parlando - società e quindi televisione americana.
Sempre nel genere infotainment possiamo collocare i talk-show del dramma familiare: sesso, bugie, amori impossibili, abbandoni, incomprensioni, fughe, infanzie difficili i suoi piatti forti. Il carburante che brucia è la vita reale di povera gente il cui quotidiano viene dato in pasto ad altra gente che vive di vita riflessa in una melassa di ottusità, mancanza di opportunità, sputtanamenti gratuiti, ritrovamenti di affetti mancati e doppie personalità. Rappresentazioni sceniche di amicizie e amori che falliscono in diretta (se lo meritano) accompagnando il paese nel suo inesorabile declino.
Nel genere infotainment un salvacondotto lo hanno senz’altro i cosiddetti Magazine. Quando non siamo di fronte a delle promozioni commerciali camuffate, rischiamo di essere piacevolmente informati su sviluppi culturali, scientifici e tecnologici.
Si dice che il termine sia stato coniato dall’autore di All you need is love, uno dei più fortunati Dating Game del mondo (nell’adattamento italiano Stranamore) ed è anche questa una parola che indica un genere ibrido di emozione e intrattenimento. Questo sottogenere ha dato vita ad almeno tre filoni: quello dei “desideri”: sogni imprenditoriali nel cassetto che si realizzano, coppie sfigatissime che ottengono un tetto sotto cui vivere, cantanti più o meno raccomandati che incidono un disco, serate in cui abbracciare dal vivo un nostro stanchissimo idolo-vip che non vede l’ora di tornare a casa per incassare il caché e togliersi di dosso l’olezzo della sua fan di turno; altro filone è quello del “bisturi e della riesumazione”: più o meno marcatamente, il make up trasforma gente comune in personaggi che profumano di televisione (quindi nani, ballerine e meretrici) o resuscita ex vedette televisive dalla tomba dell’oblio cui li aveva condannati l’età, l’incapacità o una buona dose di sfortuna mediatica; e infine quello del “volemosebene”: carrambate a gogò, agenzie matrimoniali caserecce, giochi di improbabili coppie, e piogge di lacrimosi amanti abbandonati.
Il formato è proprio la varietà del contenuto che definisce il programma stesso: commistione di generi leggeri, assenza di sforzo intellettuale, giochini al telefono, gare a premi in studio, bellezze sculettanti, indispensabili giochi di prestigio, canzoni cantate, comicità che ci fa ridere quando in realtà vorremmo piangere. Una di queste cose, o tutte insieme. Un po’ talk show, un po’ circo equestre senza cavalli. Se ci va bene, nel genere ci finiscono pure i varietà di satira politica ed in questo caso è richiesta un minimo di passione civile e la tessera di un partito per ridere.
L'autore di questa guida on line è Alessandro Mosca.