Prendendo come esempio il Format TV "Chi vuol esser milionario?" ... che nel 2000 e nel 2001 quando c'era ancora la "lira" era "Chi vuol esser miliardario?" proviamo ad entrare nel dettaglio degli elementi che costituiscono questo programma televisivo. Premettiamo e ricordiamo che quanto scritto in questa guida non ha valore scientifico ma è solo frutto di un'attività divulgativa e promozionale.
Per analizzare un format e studiarne la liturgia è opportuno scomporlo negli elementi caratteristici e distinguibili, cioè dividere un format nelle varie unità che lo rendono appunto un format. Nel caso del game show che abbiamo preso come esempio, Chi vuol essere milionario, a nostro parere questi elementi potrebbero essere:
- la sigla e l’attacco del programma
- la presentazione dei concorrenti
- la prima domanda
- il tono del conduttore
- la suspense
- il rituale
- il cambio di ritmo
- il pubblico
- effetti e musiche
- il set
- la regia
- il finale
La sigla e l’attacco del programma.
Ha il compito di delineare fin dalle prime battute il contenuto e lo spirito generale del programma. Se realizzato male, genera un senso di disorientamento o rifiuto.
Caratteristiche dell’inizio:
- deve convincere
- deve piacere
- deve spiegare
- deve informare
E’ un luogo di tensione tra: recupero di conoscenze anteriori e introduzione di nuove aspettative. Nell’attacco ci sono: premesse e promesse. Ma non ha confini definiti. Non sappiamo se finisce con la presentazione dei concorrenti.
L’attacco deve:
- fornire le regole
- riassumere la formula
- valorizzare le carte in gioco
Sono quindi di vitale importanza: il titolo, la sigla, la frase di esordio, l’entrata del conduttore.
Nel caso di Chi vuol essere milionario, il cui acronimo è WWTBAM (dal titolo inglese Who wants to be a nillionaire?) il presentatore storico Chris Tarrant, ha dichiarato che il successo del programma è dovuto al fatto che in questo format si mettono in luce: sogni, speranze, reazioni sotto pressione, manie dei partecipanti.
Un programma poi che vedono anche le persone che normalmente non guardano i quiz. Un programma dove gente vera gioca per vincere soldi veri. Un programma dove le regole sono semplici. Un programma dotato di grande shoutability: si possono – come dicevamo - urlare le risposte in famiglia: per dire “quanto sono bravi mamma e papà, o quanto siamo meglio noi figli”.
La presentazione dei concorrenti.
La presentazione dei partecipanti, può essere evasiva, enigmatica, o esauriente. La formula di presentazione è in genere scandita, rituale (stessa durata, ritmo, capacità informativa, tono, stile verbale, costruzione del periodo, stessa scelta di verbi e aggettivi). In alcuni programmi si ricorre all’autopresentazione in studio o attraverso una scheda pre girata . Nella presentazione di un game show c’è molto lavoro per un conduttore. Deve essere naturale, la si sceglie per enfatizzare il ruolo del concorrente fino a quel momento anonimo e sconosciuto. Si gioca su un elemento di sorpresa (chi sarà il prossimo?)
Parliamoci chiaro: La speranza di ogni autore è che i concorrenti siano così nervosi, da non riuscire a stringere tra le mani neppure un bicchiere d’acqua. Nel caso del Milionario (qui facciamo riferimento alla sola versione inglese originale del programma) nella seconda puntata ebbero la fortuna di incontrare Rachel, una ragazza che non voleva neppure rientrare in trasmissione. Neppure una consumata attrice sarebbe stata così brava.
I concorrenti di questo programma come sappiamo sono “ordinary people”, non ci sono casting in giro per il paese a vedere se le ragazze hanno le gambe sufficientemente lunghe e gli occhi abbastanza blu. E il fatto che i concorrenti siano sconosciuti aiuta i tele spettatori a proiettare desideri tipo: “vorrei che vincesse perché mi è simpatico”.
Come molti di voi hanno intuito, le selezioni, la brama di partecipare sono già una fonte di guadagno per esempio i produttori inglesi del Milionario, Celador, con le selezioni nella prima serie con 3,5 milioni di telefonate hanno raccolto un milione di sterline circa. Nelle prime tre serie il totale è stato: 377 mila, 660 mila e 840 mila sterline.
Il processo di selezione nella versione inglese era organizzato da KPMG: 4800 linee telefoniche dedicate, 150.000 chiamate al giorno. Poi la shortlist dei candidati viene mandata da KPMG via fax in una località segreta. Da qui vengono chiamati da alcuni intervistatori selezionati che gli fanno altre domande, prima della scelta finale, il tutto con britannica professionalità e trasparenza.
A questo punto i selezionati hanno meno di 24 ore dal momento in cui vengono avvisati al momento della registrazione del programma. L’elenco arriva al travel team che organizza la trasferta e l’albergo. All’arrivo dei concorrenti viene fatta una simulazione identica ad una vera puntata registrata, diversamente da quello che accade nella maggioranza dei game show. Così come l’host, pur non essendo scritto ne contratto, partecipa alle prove di scena.
Quello che accade nel caso del format che stiamo prendendo come esempio, accade più o meno in tutti i programmi tv e a tutte le latitudini.
La prima domanda.
La prima domanda in uno show di questo tipo è molto importante, con il telecomando a vista uno spettatore avido di emozioni ci potrebbe abbandonare già in partenza. Come avevo accennato poi, è stata proprio la prima domanda – troppo banale e con una vincita irrisoria - a causare il naufragio del numero pilota di WWTBAM. Infatti era solo per 1 pound e non interessava nessuno.
Sviluppare un set di domande è lavoro per autori e professionisti del genere: se ci si imbatte in un format blindato poi, adattare il format significa essenzialmente adattare le domande. Per esempio, se in America una domanda sugli Oscar è scontata, non lo sarà in Italia dove è meglio parlare di San Remo. Poi non vanno trascurati gli argomenti nazionali: in Italia il calcio e magari la buona cucina, in America il baseball e guai se fosse il contrario. Certo occorre sensibilità in tutte le materie, differenziarle ma soprattutto verificare le fonti. Nella verifica delle domande, normalmente c’è il controllo di 2 coautori per un totale di almeno 3 fonti coincidenti.
Una curiosità sulle domande: nella versione inglese l'8 marzo 1999, un concorrente ha dato una risposta errata sul “numero minimo di strokes con cui un tennista può vincere un set”. La risposta giusta era 12, ma il concorrente ha risposto 24. Il fatto è che anche gli autori avevano sbagliato e quindi la risposta è stata accettata.
Le domande vengono comunque fuori su base random da un computer e sono scelte da un database di 2500 domande.
C’è un team di “question setters” che compila domande e risposte multiple. Ogni domanda come dicevamo, deve essere controllata da almeno 3 fonti, consegnata a mano ad un altro “question setter”, il tutto arriva nelle mani dell’autore principale che fa un ulteriore check e le mette su un unico dischetto.
A questo punto il computer le elabora per vedere se ce ne sono di simili o identiche. Poi vengono distribuite a seconda dell’uso che se ne vuole fare: pre selezione telefonica, selezione del più veloce, simulazione, o domanda in studio.
Dopo di che, vengono divise in blocchi da 15 domande, ma nessuno sa, fino all’ultimo quale blocco sarà scaricato.
Ovviamente i compilatori decidono il livello della domanda (operazione difficile), la categoria alla quale appartiene, la domande inesatta da associare nel caso dell’aiuto 50/50, le tre fonti sulla validità della domanda e risposta, un background sulla domanda che potrà diventare un commento dell’host, nonché la corretta pronuncia.
I compilatori devono essere sicuri che la risposta esatta sia esatta, ma anche che la risposta errata sia veramente “errata”.
Insomma il segreto è comunque … domande brevi, grammaticalmente corrette, leggibili. Per esempio …
Which girl’s name is also a Xmas song?
Quattro possibili risposte: Carol, Barbara, Denise, Rachel
Se avete in tasca la risposta potete andare avanti con la lettura di questa guida (e non andate a sbirciare su google!)
Tono del conduttore.
Tanti sono i toni quante sono le situazioni, e poi ogni conduttore ha il suo stile. Può essere puro o una miscela di più toni. Sommesso, patetico, brillante, trionfalistico, confidenziale, distaccato, coinvolto, cronachistico, drammatico, enfatico. E poi non sempre tono e atteggiamento coincidono. E infine, quale registro lessicale usare? Quello della lingua parlata? (per esempio Scotti) o quello del conduttore? (Papi e Bonolis)
A proposito di conduttori: secondo uno studio della Università del Queensland (Dr. Frances Bonner) nel nostro esempio, “il tipo di conduzione mette in evidenza le identità nazionali e mostra i limiti della globalizzazione”. In USA, Australia e UK il conduttore è sempre un “uomo”, mettendo così in luce la idiosincresia di questi paesi. Nella sportivissima Australia, si tratta di Eddie Mc Guire un uomo con un passato sportivo. In UK è l’ex DJ Chris Tarrant. Mentre negli USA è Regis Philbin un conduttore piuttosto “paterno”.
In generale nel format che abbiamo preso ad esempio, l’importante è che sia amico di tutti. Il suo interesse è che i partecipanti vincano veramente. Insomma, uno serio e giocoso, ma che si prenda genuinamente cura delle persone. Perfetta la scelta italiana di Scotti.
La suspense.
Cosa è la suspense? La suspense non è un elemento esclusivo della Televisione, ma un elemento della vita.
La suspense è: un margine di incertezza legato alla risposta. La suspense non ha un tempo ideale, non sappiamo quanto durerà. In questo tipo di format, il consumarsi del tempo è il principale generatore di suspence: cronometro, clessidra, tempo di premere il pulsante, tempo di rispondere.
La suspense agisce così sulla compressione/decompressione dell’attesa e può condizionare la scaletta.
Una curiosità e una strana coincidenza: dopo 122 puntate della versione inglese del Milionario, la signora Judith Keppel ha vinto il primo premio di un milione. I giornali hanno parlato di una combine, perché quella stessa sera sul canale concorrente c’era l’ultima puntata della sit com di successo One foot in the grave sul canale rivale BBC1.
Il rituale.
Un format perché sia tale deve avere un suo linguaggio, una sua specificità, una sua liturgia insomma quella che gli studiosi definiscono “… l’assunzione di una dimensione rituale di alcuni comportamenti ricorrenti …”.
Elementi costitutivi del rituale:
- ripetizione
- ricorrenza
- autorevolezza
- intuito
- rito
E quali sono gli elementi rituali nel nostro caso? Due fra tutti (ma molti potete individuarli ad una attenta analisi):
- si abbassano le luci nel momento della concentrazione sulla risposta
- il conduttore ripete una frase (è la sua risposta definitiva?)
Pochi programmi sanno creare un rituale e pochi conduttori lo sanno ricreare.
Il rituale da solennità al programma: serve a farci sentire partecipi del rito che si celebra con noi e per noi.
Il cambio di ritmo.
Questo è un elemento maggiormente visibile nei giochi di squadra. All’apparenza non sai mai quanto durerà una squadra. Non sai mai quanto durerà una puntata. Il cambio di ritmo è necessario per mandare via una squadra e farne entrare un’altra. Nel Milionario l’unico momento in cui il ritmo cambia sensibilmente è nella preselezione in studio e nel lancio pubblicitario. Allo spettatore non è neppure chiaro se la trasmissione venga trasmessa in diretta o in differita, ma la cosa ha poca rilevanza. All'interno del format lo schema di gioco è del tutto rigido, le componenti che costituiscono le ragioni di interesse e attenzione da parte del pubblico si ripetono ciclicamente concorrente dopo concorrente. La vera apertura della schema è solo sulla domanda chi sarà il prossimo milionario?
La magia che hanno saputo imporre gli autori sta proprio nel fatto che malgrado uno schema rigido, la trasmissione è evidentemente fatta per catalizzare l'attenzione del suo pubblico, che non viene lasciato un istante senza l'impressione che qualcosa di nuovo e importante stia per accadere. Partecipando, loro stessi, il pubblico in studio con la chance di rispondere a una domanda e da casa ingaggiando il nostro personale duello con il concorrente.
Il pubblico.
Le grandi produzioni si avvalgono di un pubblico professionistico in questo modo si ottiene che:
- siano tutti sempre puntuali con l’orario di registrazione
- si evitino i suggerimenti
Nella versione inglese del Milionario, per il pubblico si è preso in affitto uno studio cinematografico. I biglietti sono gratis e quindi vale la regola 60/100: 60 presenti ogni 100 invitati. In caso di eccedenza si ricorre ad un VIP area: un megaschermo e comode poltrone, the e caffè. Nello studio di registrazione ci sono 220 sedie date sulla base del “first come, first served”.
A questo punto vengono dati una serie di consigli tipo … non saltare o sarete decapitati dal Jimmy (la telecamera dotata di un lungo braccio meccanico) … con questa frase comincia il warm up degli spettatori.
Effetti, musiche e luci.
L’autore delle musiche del Milionario, si chiama Keith Strachan e l’ha composta in pochi giorni. La musica all’inizio non andava bene e stava decretando il fallimento del format. Apparentemente noi ascoltiamo solo due musiche: una per sottolineare la tensione e l’altra per la risposta. Invece, ci sono ben 140 tracce musicali, e vengono trasmesse di continuo, per l’intera durata dello show (l’intero cd dura 1 ora e 30 minuti con loop musicali che arrivano a quasi tre minuti).
La Celador aveva richiesta “drama” e quindi l’autore ha pensato a qualcosa di orchestrale, totalmente diverso dalle musiche rassicuranti degli altri show. Qualcosa di vicino alle musiche dei film di Spielberg, tipo “I predatori dell’Arca Perduta”. Ma che alcuni giornalisti hanno definito vicino a quella dei Pet Shop Boys, mischiata con suoni gotici e arpeggi elettronici. Nella realizzazione di queste musiche di sottofondo, si segue una precisa tecnica cinematografica, con una scala che parte in DO minore e va vanti per semi toni.
Va detto che, non c’è casualità nella scelta dei sottofondi, ciascuno dei 140 pezzi è trasmesso in un momento preciso dello show:
- un brano per ogni livello
- uno quando la risposta è giusta
- uno per le attese
- uno per il finale
La musica si ferma solo quando i concorrenti raggiungono un livello.
In qualsiasi show, ma soprattutto in un format carico di atmosfera e di attesa, anche le luci hanno una importanza fondamentale. Brian Pearce è il direttore delle luci della versione originale inglese.
Le luci si chiamano “varilites” e sono luci che si usano per i concerti rock e mai per i quiz show. Sono le luci usate dai Genesis per i loro concerti lives.
Queste luci erano assenti nel programma pilota. Nel pilota che non funzionava infatti, ci si concentrava solo su “facce dei concorrenti” e “lancio spot pubblicitari”.
Quelle del Milionario, sono luci gestite da computer: ampiezza, zoom, intensità e sincronizzazione con le musiche è tutto gestito da computer.
Inizialmente sono blu. Poi diventano sempre più scure con l’aumentare del monte premi. Fino a dei momenti di black out. L’effetto più riuscito è sicuramente quello dello “zooming down” dopo che il concorrente ha risposto ad una domanda.
L’occhio segue sempre la luce. Le luci servono anche a far aumentare la tensione al concorrente e lavorano in contemporanea con la musica.
Il set.
L’autore e il produttore per questo format volevano una “Lion’s Den” una gabbia di leoni. Hanno chiamato Andy Walmsley un designer proveniente da una famiglia di attori. Suo il set di Happy Days, per realizzare qualcosa tra il Colosseo e un film di fantascienza. Infatti nel set le citazioni cinematografiche non mancano.
La bowl-shape (forma arrotondata esterna era ripresa da Batman Forever). Altri elementi da Judge Dredd. Altri dalla sala di incubazione in Jurassic Park. Una forma neppure troppo originale se non fosse per il pavimento trasparente ricoperto da una pellicola riflettente.
Peraltro, il set di wwtbam sembra solido ma non lo è. Ed è molto costoso 100.000 sterline (ma Ice Warriors dello stesso design costava 10 volte tanto).
Molti elementi iniziali sono stati eliminati, altri hanno rifiniture industriali, altri costosissime cromature. Eppure all'inizio era troppo luminoso e non andava bene.
Una curiosità: poiché poiché l’host della versione inglese Chris Tarrant ha un radio show a Londra, un programma televisivo a Wembley una casa nel Surrey negli studi gli hanno creato anche una seconda … stanza da letto!
La regia.
La regia dei format internazionali è spesso molto vincolante: l’obiettivo degli autori è “la riconoscibilità nel mondo”. Quando viene venduto il paper format include anche indicazioni sull’ impianto luci, le musiche e il posizionamento delle telecamere. Il regista non può fare molto, al massimo può lavorare sulle transizioni, per esempio maggiore dissolvenza piuttosto che una regia più dura con stacchi e interruzione di movimenti.
Nel paper format del Milionario si parla di 8 telecamere e un Jimmy (crane).
Una riprende l’espressione agonizzante dell’accompagnatrice del concorrente, una è fissa sul pubblico, altre due sul concorrente da diversi punti di vista.
Essendo sempre lo stesso format, molte delle macchine sono “pre-planned”.
Il finale.
In generale ha il compito di offrire una breve sintesi del programma cercando di evidenziare e ricordare gli elementi più significativi emersi o i principali personaggi che vi hanno contribuito. È una fase che nella compilazione di un format non andrebbe mai trascurata. Un format senza finale è come un film senza conclusione.
E’ importante perché tiene viva l’attenzione del telespettatore.
Il finale poi comporta sempre un passo successivo, l’invito a tornare a vedere quel programma. I bravi autori televisivi dicono che se abbiamo creato qualcosa di “quasi impossibile” … allora stiamo assistendo ad un buon finale.
Continua con il prossimo capitolo della guida ...
Vai all' Indice della guida sulla Realizzazione di Format Televisivi.
Questa guida è stata scritta da Alessandro Mosca, autore e ricercatore, ha collaborato con la RAI a partire dal 1991. Ha lavorato come esperto nel settore analisi e ricerche di mercato del VQPT RAI e come autore sia radiofonico che televisivo per Radio2, RAI2 e RAI3. Attualmente lavora come Consulente di comunicazione aziendale e Seo Expert.