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Come avete visto, questa guida è dedicata alla comunicazione del Terzo Settore ed in particolare ad uno
dei tanti strumenti che abbiamo a disposizione, "il" o "la" lobbying strumento totalmente trascurato da chi fa comunicazione sociale o,
nella migliore delle ipotesi usato in maniera assolutamente inconsapevole.
Per fugare ogni ultimo dubbio vediamo infine dopo averlo sviscerato nei capitoli precedenti cosa è e cosa non è lobby.
Cosa non è l’attività di lobby.
Ricapitolando … l’attività di lobby non è attività politica. Dal momento che oggi i partiti contano meno, l'importante è che nei Ministeri ci sia qualcuno a rappresentare gli
interessi, che qualcuno vada dai burocrati, che qualcuno ci sia nelle regioni, invece il più delle volte le associazioni di rappresentanza, le molte organizzazioni del Terzo Settore sono assenti
oppure presenti sotto forma di lamentela, cioè riflettendo l’umore della base associativa. Come possiamo immaginare, al politico della nostra lamentela non interessa nulla. Ciò che vuole è la
soluzione del problema. Quindi un problema ma soprattutto una soluzione. Che tra l’altro, se non la dà, la nostra associazione, ci sarà senz’altro qualcun altro pronto a cogliere l’occasione.
Cosa è l’attività di lobby.
Riassumendo … lobbying è l’informazione: quel che manca al decisore pubblico è innanzitutto l'informazione, o meglio ce l'ha ma solo da chi gliela fornisce. Se voi non gliela date o se gliela danno gli altri al posto vostro è chiaro che la legislazione, i provvedimenti ecc. rifletteranno l'informazione che il decisore pubblico riceve. Se voi non gliela date il burocrate ragiona al buio o sulla base delle informazioni che ha, per cui lobbying è innanzitutto predisposizione accurata di informazioni, documentazioni, proposte, ovvero - ed è questa la grande trasformazione contemporanea di attività di lobby che sono storicamente presenti in tutte le epoche - fare lobby vuol dire partecipare all'attività di governo, vuol dire decidere pubblicamente.
Ora, da un punto di vista pratico, quali sono le principali componenti della strategia di lobbying? Come si manifesta nella realtà di tutti i giorni? Vediamolo seguendo questo piccolo schema.
Accettazione o contestazione dell’Ordinamento.
L’ accettazione o meno dell’Ordinamento è necessaria per evitare l’incoerenza strategica: si accetta l’ordinamento e si contestano violentemente i suoi inevitabili costi.
Si può mostrare insoddisfazione per l’Ordinamento normativo vigente e puntare le proprie risorse per contestarlo o mutarlo. Si può accettare, al contrario, l’ordinamento nelle sue linee generali
e nell’ispirazione e in questo caso le scelte operative e tattiche saranno diverse.
La denuncia e la sfida.
Essa può essere trasformata in un’efficace tattica e in fruttuose tecniche di intervento. Sono le modalità stesse di costruzioni di una strategia di denuncia e sfida a “costringere”, almeno
intellettualmente, a uscire dal velleitarismo, dal qualunquismo e dall’isolamento. Il principio di questa strategia consiste nel pubblicizzare e nel politicizzare l’interesse che si vuole
difendere o promuovere e, in più, nell’allargare il numero dei soggetti interessati.
Fornire buone informazioni.
Presentare richieste equilibrate e schierare le proprie legioni; per legioni si intende la consistenza degli iscritti a una propria organizzazione più la consistenza degli influenzabili. Bisogna
ricordarsi di appoggiare sempre le informazioni fornite sulla solida base della propria sfera sociale di controllo e di influenza. Le informazioni sono una “posizione”. Si dice
che in questo caso il lobbyista agisca da catalizzatore tra il Decisore Pubblico e un’aggregazione sociale ampia o influente; aggregazione ampia e influente che egli vorrà compiacere o comunque
non dispiacere.
Alleanze.
E’ improbabile che soggetti diversi stabiliscano una piattaforma rivendicativa o negoziale comune e che questa sia allo stesso tempo determinata con precisione nei contenuti. L’ unità d’azione quasi sempre si paga con uno stemperamento dei contenuti di azione o con un’enfasi eccessiva sugli aspetti ideologici. Va comunque stabilito, all’inizio di una campagna di lobby, se si intende condurla da soli o con degli alleati.
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